Con tutta la nostra voce

Noi alzeremo la nostra voce, quando la notte beffarda si prenderà gioco di noi,
quando si fingerà amica e compagna, quando ci offrirà la possibilità di nasconderci dentro la sua tenebra, per poi rivelarsi maligna.

Perché si, dentro la sua ombra nasconderà ghigni crudeli, braccia soffocanti, che scapperanno in modo codardo alla luce del sole,
mentre noi, noi saremo sole, illuminate dalla luce di mille lampioni.

La notte non ci permetterà di nasconderci dentro il suo buio,
noi saremo visibili alle cattive intenzioni, al male, che passerà inosservato agli occhi degli altri.

Noi, che fummo obbligate a rimanere in silenzio dopo urla volgari, dopo ferite inferte, dopo i soprusi, gli schiamazzi, le risate, le maligne lingue, per paura che la ribellione ci avrebbe sbattuto in faccia conseguenze violente,
noi, oggi urleremo a più non posso

con tutta la nostra voce.

In memoria delle vittime di femminicidio,
per tutte le donne vittime della violenza,
per tutte le donne.

per me sei troppo facile

La notte è facile lasciarsi andare ai pensieri,

alle fantasie.

La notte è facile poterti pensare qua su questo letto accanto a me,

sopra di me.

La notte è facile,

direi quasi banale,

io ti penso anche al mattino appena sveglia,

quando la luce del sole illumina bene

ogni angolo del mio corpo che le tue labbra hanno baciato.

ri-capitolazione del mio destino.

Ma quanto sono versatili le parole?
Parlando di ricapitolazione intendi un’esposizione riassuntiva di un argomento.
Se ci si concentra solo su “capitolazione”, semanticamente prende il significato di “patto,accordo”, ma anche “cessare da una lotta riconoscendosi vinto”.

Quindi,intendevo dire che il mio destino ha capitolato? Probabilmente si. Si è arreso alla forza suprema dell’universo che non gli lascia altra scelta se non quella di seguire le sue orme verso valli sconfinate di possibilità,meno quelle desiderate.

Qualcuno potrebbe pensare si tratti di una lezione di filosofia,ma per sfortuna non mi chiamo Kierkegaard,non ho contribuito a rivoluzionare la realtà con anni di teorie sulle possibilità,sono più esse che ora stanno ribaltando la mia visione della realtà e anche,inconsciamente,l’andamento del suo percorso.

Il mio destino si lascia ammaliare da una luce universale colpevole di comportarsi presuntuosamente
ma talmente lo è che neanche io riesco più a governare quel che sarà.

C’est la vie.

Il mio rapporto con il buio

Provo confusione quando mi viene posta la domanda “hai paura del buio?”. Non so mai cosa rispondere.

Si intende lo stato d’animo? Oppure l’ignoto? Allora rispondo dando per scontato intendano la cosa più banale,ovvero la luce spenta: si.

Perché in fondo è vero: io ho una paura folle del buio. La soluzione alla mia fobia è tirare fin sopra la testa le coperte,la notte. Oppure avere tra le mani un oggetto che mi faccia luce intorno.

La prima cosa che faccio quando la sera si spegne la luce ed io sono sola in una stanza è quella di assicurarmi che non mi stia per venire un colpo: sento i battiti che si accelerano e l’unica cosa che il mio corpo è capace di fare è rimanere immobile,sperando di risultare invisibile a quegli occhi che nell’ombra si aggirano.

C’è solo un momento in cui non mi sento un’estranea nell’oscurità: quando mi sento parte di essa. Quando già sono cupa dentro di me,il buio è una solo una riproduzione di quello che sento all’interno e non mi crea agitazione,al contrario,lo riconosco. In quel frangente di tempo mi sento quasi una ramificazione delle tenebre.

È come se la mia anima si staccasse dal mio corpo e nessuna emozione riuscisse a penetrare oltre quel duro strato. Per una volta l’energia negativa che provo dentro si rende utile e calma i battiti del mio cuore.

E solo allora il buio diviene mio amico: colui nel quale posso rifugiarmi,che mi comprende e mi abbraccia perché lo sa,sa cosa vuol dire provare solo nero,nero,nero,nero.

la risposta ai miei perché-D.O.C.

Da tutta la vita ho cercato una risposta a quei pensieri che mi risuonano in mente
da tutta la vita mi chiedo quale parte della mia anima non si è incastrata perfettamente nel mio corpo,nel mio essere,nel mio vivere il mondo.

Mi son sempre domandata se mai avrei avuto una voce amica che potesse dire quello che ho dentro perché io non ne sono capace.
Io sono così
posso parlare per ore di cose ordinarie e persino banali,
poi quando mi chiedi come stai non so più come farlo.

Sono sempre stata brezza e mai vento,
acqua e mai corrente,
sempre a proteggermi nel baricentro
e mai riuscita a scostarmi di un millimetro.
D’altronde le mie passeggiate preferite sono sempre state quelle sulla battigia,
dove la risacca porta via con se solo piccoli detriti e mai un corpo intero.

E poi la risposta l’avevo davanti ai miei occhi,nella mia passione,nella psicologia che tanto adoro e tanto studio.
Mi ci è voluta una terapia per trovare un responso,
per placare la mia bramosia di sapere,ma finalmente posso razionalizzare quello che per anni mi si è presentato come irrazionale:
comportamenti illogici che esorcizzano la mia ansia,
compagni di viaggio intrusi che mi tengono sveglia.

E poi finalmente capire che non deve esserci sempre un perché,
ma che a volte è utile per riscoprire chi sei,
per spiegarsi il senso di solitudine
e in realtà poi apprendere

che te lo crei da solo.

Non c’è niente di male nell’essere fragili

L’essere umano non è predisposto all’ordine,c’è sempre una frattura da qualche parte che indica questa condizione. Non è un caso che in tutto ciò che ci circonda le linee sono sempre interrotte,niente è mai uniforme,nulla è mai continuo: ci deve essere sempre quel dettaglio che deturpa rovinosamente.
E’ affascinante notare come,però,questo caos di linee e materia dia vita al nostro mondo,a quella che noi riconosciamo come normalità.
E’ un po’ come i punti che sto usando per interrompere le frasi; la differenza è qui: io interrompo per poi ricominciare,il mondo è in costante movimento per poi,a un certo punto,stopparsi
Per intuizione,quello che vediamo esternamente viene elaborato dalla mente per poi farci comprendere il fenomeno che si presenta di fronte a noi. Ma accade,a volte,che proiettiamo direttamente all’interno di noi stessi quella manifestazione caotica che si palesa prepotente,quasi fastidioso. Così avviene che la mescolanza della realtà,diviene mescolanza del nostro io interiore e subito abbiamo un inizio,ma non riusciamo a trovare quella fine caratteristica delle cose della realtà,non sappiamo dove andare,dove finiremo,qual è la strada da percorrere.
Presto quello che ci sembrava così facile e naturale diviene l’intreccio più intricato della nostra essenza: la fonte di tutto quello che è vita e quindi caos.
Potremmo provare vergogna al sentirci smarriti,paura nel rimanere soli,del resto paura e vergogna sono le sensazioni con le quali siamo tenuti a fare i conti dai tempi di Adamo ed Eva: niente di più puro,poca cosa è più vera.

Ma sai.. non c’è niente di male nell’essere fragili,nel sentire il cuore che ti si attorciglia e lo stomaco che ti si strizza ad ogni minimo dettaglio sbagliato: è l’essere attenti,precisi scrupolosi riguardola vita e quei particolari che poi scorgi solo tu.
E’ quel pregio che possiede solo una persona delicata; un barlume di equilibrio nel caos che ti rende capace di afferrare le cose,ma senza stringerle.
Questo tumulto che erompe dai tuoi occhi lascia che ti rinfreschi,che ti ricordi che tu sei e non solo esisti.
Se esser fragili vuol dire essere persone,avere come tali dei sentimenti,cosa può esserci di sbagliato?
Potrai chiedere aiuto alla mano di un compagno quando non avrai la forza e poi imparare ad alzarti da solo ed essere forte nella tua fragilità
Lascia che quel nodo che porti dentro sia la radice della tua ispirazione,da cui ricresce rigogliosa la tua anima guarita.
Prendi quel dolore come un trampolino di slancio da cui saltare e sfiorare la vetta della vita,il punto di non ritorno che ti porta alla resilienza.

Fai diventare la tua fragilità qualcosa che ti tende il braccio quando non ti ricordi più chi sei.
Perché sei fragile,ma hai un posto in questo mondo e in questo tempo,

non sprecare la tua capacità di essere fragile.

intorpidito/in·tor·pi·dì·to/

aggettivo

  1. Privo di sensibilità, di mobilità.
  2. FIG.Privo di prontezza, di vivacità, di reattività.

Oggi,andando a lezione di danza mi sono resa conto di avere il braccio un po intorpidito.
Come il naso,perché la botta che ho preso mentre facevo yoga ancora si fa sentire,penso che dovrei andare a farlo controllare.
Ma c’è un motivo particolare grazie al quale,o a causa del quale,sono sotto le coperte di sabato sera,senza la voglia di muovere un muscolo se non quelli delle dita per spingere i tasti di questo dannato computer.
Ed è che mi sono accorta che la parte del mio corpo più intorpidita di tutte non è

il braccio,
il naso,
o il piede
o magari la gamba sinistra

ma è il cuore.
Sapete qual è il problema? che dopo tante botte non senti più neanche il dolore,è come se il corpo si fosse abituato. E così, purtroppo ,o per fortuna,funziona il mio cuore.
Vorrei sapere però perché è così anche quando vedo una costante svanire nel nulla,un pezzo della mia vita staccarsi dal puzzle che la compone. Senza quel tassello non sarà mai più completa. Eppure non riesco a percepire una differenza,una mano che mi smuova,un brivido che mi percuota,una forza così acuta da risvegliare i sensi.
Come faccio a vedere qualcosa di così vicino a me andare in frantumi e non pensare niente? Mi viene da credere che qui in mezzo sia io quella sbagliata,quella confusa,cieca,insensibile..
Quando mi guardo allo specchio rivedo nei miei occhi tutto quello che cerco di nascondere: mi è impossibile non notare la maschera che porto per occultare la mia vergogna,la mia paura. Quando sto sola mi è facile sospirare piano e crollare.. il difficile è non farlo avvertire a chi è nell’altra stanza e necessita che io sia forte,perché non può esserlo per due.
La parte dura è avere un mondo dentro da tirare fuori e doverlo ingoiare per lasciar spazio a quello di altri che riescono ad esprimere il loro dolore. Ma non è un problema,mi riesce bene perché io forse,a forza di reprimere,reprimere e reprimere,per davvero non provo più niente. O forse ho solo imparato a rimuovere,rimuovere e rimuovere per lasciare spazio ad altre cose.
Non so quello,che faccio,non so come lo faccio,so solo che accade e,a volte,mi sento terrbilmente in colpa, ma allo stesso tempo sento che è mio dovere non lasciarmi andare.

Quindi si,senza dubbi,senza menzogna,io sono intorpidita. Voglio continuare a pensare che sia una sorta di protezione del mio cuore,come per il corpo. Forse sta cercando di convincersi che sta bene? Allora lo capisco e lo ringrazio,ma ancora mi domando da cosa derivi questa assenza di sentimenti. Possibile che questo sottile strato di ghiaccio che si è creato intorno non si sia disintegrata in mille pezzi? Neanche quando la botta è stata talmente forte da far tremare i muri di casa mia?
Non sento niente,non sento niente
non sento i miei pensieri,non sento il mio cuore che batte,o forse lo sento troppo nel mio stomaco quando mi sdraio per fissare il soffitto e chiedermi se tutto questo ha un senso.. e allora me lo risento nella testa che batte forte come martello .. ed è,almeno questa, una cosa che riesco a sentire.

La calma del destino.

Oggi è 25 Settembre 2020.
E’ dal 14 agosto che non pubblico un articolo ma il mio pensiero non ha mai abbandonato questo blog,né il rumore dei tasti che vengono premuti mentre scrivo.
E’ stato un periodo veramente confuso per me,tra una settimana inizierò il primo anno di università: non è proprio la facoltà che avrei preferito frequentare,ma a causa del destino non ho avuto scelta. Del resto,quando si parla di destino,di questa forza così grande e intensa,serve a qualcosa imporsi? La vita va come deve andare,in questi giorni ho capito questo e mi è stato confermato dal mondo,da avvenimenti che mi sono sembrati casuali,ma che nel profondo si sono rivelati pregni di medesimi significati.

Dopo una settimana caratterizzata da ansia e preoccupazioni,mi è capitato,nell’arco di tre giorni,di ascoltare per “caso del destino” la Preghiera della Serenità,svariate volte. (che vi consiglio vivamente di leggere nei momenti di sconforto). Non è mai possibile avere il controllo su tutto,ma noi pretendiamo di farlo comunque e questo ci fa cadere in un loop formato da timore verso il futuro,agitazione e rabbia; se lasciassimo andare tutto quello che non possiamo cambiare,se ogni tanto prendessimo un grande respiro,fermi immobili ad ascoltare come il cuore batte forte quasi fino a scoppiare e poi si calma..quasi come cullato dal nostro calmarci..
riusciremmo ad avvertire quel peso sulle nostre spalle che piano piano si dissolve arrivando ad essere solo una piccola luce che sale ed illumina il nostro percorso: quella luce è il destino,la vita che ci sussurra che un risultato negativo non deve gravare troppo su di noi.

In un mondo che fa così tanto chiasso l’unica arma di difesa è essere il suo opposto. Da circa due settimane faccio la babysitter di una bambina che un giorno a settimana fa nuoto. Quando la accompagno e la guardo mi ricordo quanto adoravo,da piccola,fare lo stesso sport. Era bellissimo immergersi e avvertire come i tremila suoni legati all’ambiente circostante si offuscavano,lasciandomi immaginare di essere in un’altra dimensione dove volavo,e nella quale c’era solo il silenzio a tenermi compagnia.
Questa illusione risultava ancora più reale con gli occhi chiusi,la mia fantastica siepe (in riferimento a Leopardi),ma purtroppo dopo poco il corpo necessitava di ossigeno nuovo,quindi risalivo e ricominciavo la mia vita di sempre.

Quindi è così che va la vita,un po a caso,un po ci si deve far dirigere dal destino,un po bisogna non prendersela.

la partenza è malinconica (sul pullman)

È l’una e venti di notte,sono su questo bellissimo pullman da tre ore e ne mancano altre cinque. Non starò qui a dilungarmi su quanto mi piacciano le luci blu accese per consentire il riposo della gente e neanche su quanto detesti i rumori provenienti dallo schioccare delle labbra che si baciano,di due innamorati vicino a me; in realtà sono alquanto malinconica e, mentre mi auguro il meglio da questo viaggio che sto compiendo,non posso far altro che pensare al velo di tristezza che costantemente mi porto dietro. Ci sono cose che mi mancano,pensieri che non lasciano il mio cervello neanche quando sopraffatti dal rumore del motore; visioni che non si sfocano neanche quando guardo fuori il finestrino e noto milioni di luci lontane, paesaggi.. Forse avrei potuto migliorare qualcosa,ma tu sei li e mi chiedo per quanto ancora ripeterò questa frase prima di vederti andare via.. quante cose ancora non migliorerò prima di vederti andare via. Vorrei tanto avere quella forza che la spensieratezza ti dona,quell’essere invincibile di fronte a quelle che, per il mondo,sono paure tremende: vorrei riuscire a darti un bacio senza la paura che mi si attacchi sulla guancia rosso come uno schiaffo. Dicono che per ridere servano tantissimi muscoli,forse è per questo che un po faccio fatica a farlo.. ma se devo essere sincera mi manca anche questo. Riesco ad essere me al centopercento solo con te,forse perché sei tu il muscolo del mio corpo? forse mi dai la forza di essere, oppure sei solo più forte di me. Ma non importa tanto, perché quando la partenza è malinconica,quando non rido,quando ho paura,quando non riesco a migliorare..tu sei li,a un sedile di distanza.

Ciao!

Ciao,volevo dirvi che non mi hanno rapita gli alieni e neanche mi sono smarrita nel bosco.. ma dopo aver studiato per la maturità,mi sono messa a studiare per il test dell’Università e non lo avrei mai detto ma mi sta impegnando veramente molto tempo.. stasera credo di ritornare con un nuovo articolo.

See you soon!